Alla scoperta degli animali - documentari anni 70

Alla scoperta degli animali - documentari anni 70

Negli anni '70 si tentarono alla TV dei ragazzi nuove esperienze con ricerche di linguaggi originali: i piccoli fotoromanzi di FOTOSTORIE, i cartoni animati di Gianini e Luzzati, le Avventure di Marco polo e il flauto magico, il programma per i giovani apriti sabato, i telefilm tratti dai romanzi della svedese Astrid Lindgren Pippi Calzelunghe, Emil, Rasmus e i documentari di Michele Gandin Alla scoperta degli animali. 
dal libro "Tv e minori: uno scenario nazionale e internazionale" Di Paola De Benedetti"

 



Alla scoperta degli animali, una serie triennale su RaiUno, con la Regia di Michele Gandin, è,  a mio avviso, un esempio di quanto la televisione degli anni '70 fosse "pedagogica" e con un impulso all'insegnamento encomiabile. Non voglio fare il boomer di turno ma oggi cosa c'è di simile?

Il filmato veniva proposto da un papà al proprio figlio e consentiva ai piccoli spettatori di immedesimarsi nella visione, dava la voglia ai piccoli di considerare la natura come un qualcosa di interessante, da gustare in modo lento.
In un documentario di meno di quindici minuti scopriamo tutto il mondo di una farfalla con lunghissimi minuti (sicuramente troppi per i tempi moderni) in cui si osserva l'animaletto pulirsi le antenne o preparare il bozzolo.
Un documentario di oggi impiegherebbe questi stessi minuti per raccontare la storia di tutti gli animali della savana e dell'Africa dalla creazione ai tempi moderni.

Il documentario , di cui io ricordo in particolare quello dedicato allo Scarabeo Stercorario  intento a far rotolare sul terreno una grossa palla di sterco, sembra essere sparito nuovamente dai siti ufficiali ma, fortunatamente arriva, come al solito, Santa Youtube che riempie il vuoto incolmabile.


 

Anzi, addirittura, l'utente che ha caricato il video (ercolestalin) è proprio uno dei consulenti del programma e nella presentazione del filmato scrive:

Questo raro video del 1971 fa parte della serie "Alla scoperta degli animali", ideata dal regista documentarista Michele Gandin per il Programma Nazionale della Rai (allora RaiUno si chiamava così). Gandin mi invitò a fargli da consulente per sette puntate da dedicare agli insetti: "La mosca", "La farfalla", "I bruchi", "Il baco da seta". "Le cavallette", "La zanzara", "I coleotteri".  
Poiché questa serie si collocava nella rubrica "Per i più piccini", che precedeva "La TV dei Ragazzi", Gandin aveva adottato una formula didattica di sicura efficacia: il commento non veniva affidato al solito narratore, ma era sostituito da un dialogo, svolto con la massima naturalezza, in stretta corrispondenza voce-immagine, tra un padre (Riccardo Cucciolla) e il figlioletto (Paolo Margoni).

 

All'inizio, ciascuno di noi consulenti riceveva una scheda-questionario alla quale doveva rispondere in modo chiaro ed esauriente. Si cominciava dal nome dell'animale (senza trascurarne il significato etimologico) e dall'esame della sua struttura esterna, per arrivare ai diversi tipi di comportamento (territoriale, gerarchico, riproduttivo...), alle caratteristiche della prole, ai rapporti con i nemici naturali e con l'uomo. Gli altri quesiti riguardavano la nutrizione; le malattie più frequenti; uno spazio era riservato alle curiosità. Era questa la base di partenza di ogni documentario e comprendeva l'indicazione delle riprese che avremmo potuto realizzare in studio o negli ambienti originari. Spettava poi a Gandin convertire il nostro testo in una conversazione familiare, adeguata all'età degli spettatori.

 

Le riprese erano affidate a Carlo Ventimiglia, un autentico maestro di cinematografia scientifica, grande esperto nell'uso di obiettivi speciali. Le sue geniali invenzioni gli avevano meritato il premio ATIC 1970 per la Tecnica.
Il mio compito non era facile perché non si limitava a una semplice consulenza: io allevavo e studiavo farfalle e altri insetti, e li portavo in studio al momento giusto, per coglierne tutte le fasi del ciclo vitale (deposizione e schiusa delle uova, mute larvali, costruzione del bozzolo, trasformazione in crisalide, sfarfallamento). Entro certi limiti potevo accelerare o ritardare la schiusa di una farfalla, fissandone l'orario con largo anticipo: insomma le crisalidi si aprivano all'ora stabilita, per appuntamento!

 

Benché la Rai, nel 1971, trasmettesse ancora in bianco e nero, Michele Gandin volle girare questa serie su pellicola a colori: la varietà cromatica di farfalle, fiori, e di altri insetti era così attraente che sarebbe stato un peccato ignorarla.

la sigla


La sigla è un delicato valzerino sgangerato, suonato su una di quelle pianole a manovella in quelle rigide e fredde mattine sfumate nella nebbia. Almeno così lo immagino io e, certamente mi sbaglio perchè su questa graziosa musichetta cinguettano allegramente ogni specie di uccellino insetti canterini.

Nel filmato completo è possibile ascoltare la sigla mentre passano i titoli di testa, o di coda, su un fondo neutro... eppure, ne sono convinto, io la ricordo anche mentre in sottofondo si vedeva un laghetto, della vegetazione e delle gocce di pioggia.

La musichetta è composta da Egisto Macchi, dovrebbe essere registrata in SIAE nel 1962 con il titolo "Alla scoperta della natura" . sigla RCA O.C. serie sp 8000 o Cam promo.




Riccardo Cucciolla, (Bari, 5 settembre 1924 – Roma, 17 settembre 1999) è stato un attore, doppiatore e direttore del doppiaggio italiano.

Lo ritroviamo, ad esempio, come attore nel film Sacco e Vanzetti nell'isola del tesoro del 1959, Morte di una ragazza perbene. Cucciolla fu inoltre voce narrante del quinto episodio della serie di film su Don Camillo: Il compagno don Camillo ma doppiò anche personaggi come Roger Moore ne Il Santo e Peter Falk in La storia fantastica

Qualcuno in rete confonde Alla scoperta degli animali con un altra serie di documentari olandesi trasmessi qualche anno prima che avevano questa sigla, forse sulla TV svizzera,   Laideronnette, Impératrice des Pagodes" tratta dalla suite orchestrale "Ma mère l'oye" di Maurice Ravel. 


Di seguito riporto uno stralcio di articolo ripreso dal Radiocorriere TV n.6 del 1972

Alcuni anni fa la televisione svedese trasmise un documentario sulla caccia agli uccelli migratori in Italia nel quale si faceva ascendere a circa 150 milioni il numero dei volatili uccisi ogni anno. Le reazioni furono tali che venne addirittura proposta una colletta europea per versare al governo italiano una somma equivalente a quella che incamera per le licenze di caccia. All'estero, si sa, abbiamo una pessima reputazione in fatto di amore per gli animali: siamo quelli che vivisezionano senza controlli, che macellano senza pietà, che allevano con sistemi da lager nazisti, che accecano gli uccelli da richiamo, che abbandonano cani e gatti d'estate, che praticano l'uccellagione e la pesca con la dinamite. Ci batte solo la Spagna che, con la corrida, ha elevato la crudeltà verso gli animali a sport nazionale.

 

Dice Michele Gandin, documentarista scrupoloso e autore della serie televisiva dal titolo Alla scoperta degli animali: Non è che gli italiani odino gli animali, anzi li amano, ma egoisticamente, come se amassero se stessi. Inoltre i loro rapporti con le bestie sono quasi sempre di tipo emotivo; la conoscenza dell'animale è empirica e sommaria, difficilmente frutto di un approfondimento scientifico, di uno studio zoologico. 
Non è quindi per caso che i miei documentari televisivi, pur rifuggendo dalla pedantria cattedratica, forniscono cognizioni scientifiche e cercano di allenare i ragazzi all'osservazione e all'analisi. Questo rapporto "narcisistico" degli italiani con gli animali è confermato da Fulvio Angelini, ex direttore di Quattro zampe (una pubblicazione specializzata che ha dovuto cessare le pubblicazioni, mentre in Inghilterra si contano almeno tre grosse riviste per cinofili: Dog World, Our Dogs e Dog Life). L'italiano», egli dice, è capace di amare gli animali ma tale professione di amore la esprime nella frase "Io amo il mio cane" e non lo amo i cani ". E' un rapporto personale, non un vero sentimento zoofilo». 
E tuttavia c'è chi non la vede tanto nera e, anzi, nota segni di rinnovato interesse e di maggiore amore per gli animali nel nostro Paese. Il prof. Ermanno Bronzini, per esempio, direttore dello Zoo di Roma, è tra costoro e ne ascrive buona parte del merito alla TV la quale avrebbe, a suo giudizio, determinato addirittura una vera e propria conversione degli italiani verso la zoofilia. Lo stesso afferma Angelo Lombardi, il celebre amico degli animali. (30 mila lettere di telespettatori in archivio), secondo il quale molti giovani zoofili di oggi erano suoi fans in pantaloni corti. Il boom italiano dell'animale da tenere in casa non riguarda del resto soltanto cani e gatti. Nella lista. degli odierni animali domestici figurano anche criceti, pappagallini, tartarughe, scoiattoli e vari uccelli da gabbia (che consumano mangime per oltre un miliardo di lire all'anno). 
Angelo Boglione, l'amico degli insetti, il naturalista della TV, ha classificato gli animali preferiti dagli italiani grazie ad una statistica compilata in base alle decine di migliaia di lettere che egli ha ricevuto finora come titolare della rubrica che da 13 anni tiene sul Radiocorriere TV; in testa ci sarebbe, sorprendentemente, la tartaruga, seguita dallo scoiattolo e quindi dal cane. Infatti, nel corso di una trasmissione televisiva, Boglione avanzò una volta delle riserve sulla intelligenza delle tartarughe: fu sommerso da lettere di protesta fitte di episodi sulla perspicacia di quell'animale.

 

Attualmente la televisione manda in onda una serie Alla scoperta degli animali, ogni giovedì sul Programma Nazionale) che ha registrato finora indici altissimi di gradimento anche tra gli adulti, grazie probabilmente alla formula didascalica, impostata non sulla illustrazione via via fornita dalla voce di un narratore, ma su un dialogo alla buona», rigorosamente scientifico e in stretta pertinenza voce-immagine, tra un padre (Riccardo Cucciolla) e un figlio (Paolo Margoni). Questo trucco ha funzionato e, dopo una prima serie andata in onda lo scorso anno, ne è stata appunto varata una seconda, quella attualmente in onda, girata a colori per essere poi meglio venduta all'estero. 
Il primo ciclo comprendeva animali domestici alla portata di tutti, come la chioccia, il pulcino, la lucertola, la rana, il piccione, il coniglio, il ragno e la gallina (il documentario dedicato a quest'ultima ha anzi vinto l'anno scorso a Monaco il Prix Jeunesse »). Del secondo ciclo fanno invece te, nell'ordine, il baco da seta, il criceto, la mosca, il passero, il bruco, i fenicotteri, la farfalla, il cigno, il pesce combattente, la libellula e, infine, il gatto, tutti animali, come si vede, la cui osservazione diretta è quasi sempre possibile ad un comune telespettatore. 
Autore di entrambi i cicli è Michele Gandin che al documentarismo scientifico è giunto dopo varie esperienze televisive (TV7, Cordialmente), tra cui una inchiesta a puntate sul gioco (Cerchio magico) e sul linguaggio infantile (Mille giorni di parole). 
Lavorare sugli animali, dice Gandin, richiede soprattutto pazienza, amore per i dettagli, fur- beria e prontezza di riflessi. Gandin disponeva di un operatore specializzato nelle riprese ravvicinate e nell'uso di obiettivi speciali (Carlo Ventimiglia) e alcuni apprezzatissimi consulenti scientifici, come il prof. Carlo Consiglio, il prof. Enrico Stella (che sono anche autori di alcune delle fotografie che illustrano l'articolo), il prof. Bronzini e il prof. Danilo Mainardi. Il prof. Stella, che fra l'altro alleva farfalle ed insetti in casa da bambino, ha reso possibili riprese di eccezionale valore. Basterà quest'opera di divulgazione a migliorare i rapporti tra italiani e animali? Per il battagliero Angelo Boglione che, anche da queste colonne, conduce una campagna per migliorare la coscienza naturalista del pubblico, non è sufficiente. 
Del resto, oltre all'ecologia, che postula una globale strategia della sopravvivenza», sta oggi prendendo piede anche l'etologia, una nuova scienza che studia il comportamento degli animali. Uno studio, sostengono gli scienziati, che potrebbe temperare la zoofilia sentimentale degli italiani per favorire un più razionale e generalizzato atteggiamento zoologico. 
Insomma, meno epigrafi esulcerate sulle tombe dei cani e più appoggi all'Ente per la protezione degli animali. 

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