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Da notare che gli episodi tre e sette furono danneggiati ed inutilizzabili e la versione inclusa nel DVD è tratto una vecchia VHS di qualità più scadente. (stessa sorte che toccò inizialmente all'episodio ULTIMO TRAMONTO di Spazio 1999.
Questo blog è dedicato alla TV DEI RAGAZZI e alla tv per i più piccoli anni 60, 70, 80. Esso nasce come tentativo di recuperare informazioni e frammenti della nostra memoria bambina relativi a programmi tv anni 60 e anni 70, cartoni animati, sceneggiati rai, scatole giochi o giochi per bambini. Parlerò di Giocagiò, Tarzan, Zorro, Topolino, il gioco delle cose, cartoni animati, marionette e burattini, telefilm e sceneggiati tipo il tesoro del castello senza nome, belfagor, spazio 1999, ufo shado
Chissà chi lo sa? era un programma di giochi per gli alunni delle scuole medie presentato da Febo Conti, curatori Cino Tortorella, Guido Guarda e Giancarlo Vaenti. La regia era affidata a Maria Maddalena Yon.
Nato il 25 dicembre 1926 a Bresso (Mi), Febo Conti è noto al grande pubblico soprattutto per le sue fortunate trasmissioni televisive per i ragazzi degli anni '60 e '70, prima tra tutte "Chissà chi lo sa?", Occhio allo schermo, il circo in tv ecc ma la sua attività teatrale, radiofonica e televisiva è molto ricca ed abbraccia tutta la storia dello spettacolo dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni. Febo Conti è stato inoltre direttore artistico del noto parco giochi GARDALAND.
Nei primi anni ’70, in pieno boom di Chissà chi lo sa, Conti struttura un’enciclopedia per la scuola dell’obbligo dal titolo L’Enciclopedia di Febo Conti. Tempo di Scuola Nuova.
Tutti gli scolari d’Italia guardavano Chissà chi lo sa, e un po’ tutti sognavano di andarci e, magari, anche di vincere anche se si vincevano solo quattro libri per la biblioteca della scuola.
La trasmissione prevedeva anche ospiti illustri tra cui Mina, Gianni morandi, ...Orietta Berti, Ugo Tognazzi, Giorgio Strheler, Lucio Battisti, Indro Montanelli, e Salvatore Quasimodo, il poeta premio Nobel e, perfino un giovanissimo Gilbert 'o Sullivan che presentò la bellissima "alone again naturilly".
Il gioco debutta in sordina nell’estate del 1961 e va avanti con buon esito fino alla primavera ’62 (con una coda napoletana presentata da Achille Millo al posto di Conti).
Per qualche anno non se ne parlò più: ai primi del 1966, però, ecco il rilancio, con la complicità (solo per quel periodo) di Marcello Marchesi ospite fisso e la regia di un giovane Beppe Recchia, poi sostituito da Maria Maddalena Yon, Dama, Eugenio Giacobino e dallo stesso Tortorella.
Il successo è enorme, per cui dall’autunno del 1966 e fino al giugno 1972 “Chissà chi lo sa ?” resterà inamovibile per tutti i sabati dell’anno scolastico, diventando quindi una trasmissione davvero mitica.
Una delle"attrazioni" di Chissà chi lo sa (nel 1957) era l'attore comico, più conosciuto per aver partecipato successivamente al programma "la sberla", Gianni Magni.
Durante la puntata, veniva messo alla prova il bagaglio culturale scolastico dei ragazzi partecipanti alla trasmissione. le domande erano quindi incentrate sulla storia, geografia, e folklore relativi alle regioni cui appartengono le scuole medie in lizza.
Le squadre venivano sorteggiate in modo da consentire la partecipazione alla gara di una squadra per ognuna delle regione d'Italia e sarà proprio la realtà viva delle regioni a offrire lo spunto per le diverse prove degli incontri.
Di ciascuna regione che scendevano in campo venivano considerati gli aspetti geografici, sia in senso strettamente fisico sia in senso turistico-naturalistico, e gli aspetti storico-culturali (dalla storia <uffi- ciale» e nota a quella municipale, amministrativa e legislativa; dalla letteratura colta alle tradizioni, ai dialetti, al folklore; dalla storia dell'arte alle curiosità e « misteri» locali. Anche le parti di spettacolo che si alternavano alle sequenze di gioco facevano riferimento con le regioni:
Ecco alcuni tra i giochi che caratterizzavano le varie puntate.
La pesca del personaggio è una gara individuale. Uno per volta, alternativamente, i ragazzi delle due squadre dovevano scegliere, in un tempo molto breve, tra 24 fotografie disposte alla rinfusa su un car- tellone, quella di un personaggio della propria regione. Chi sbagliava, si autoeliminava. Vinceva la squadra che alla fine aveva raccolto il maggior numero di personaggi.
L'itinerario turistico, era invece, un gioco d'équipe nel quale veniva presentata, attraverso un montaggio di sequenze filmate, la realtà geografico-artistica delle regioni. Si trattava di un itinerario in 10 tappe di cui 4 erano luoghi o monumenti poco noti, da scoprire, di una delle due regioni in gara; 4 appartenevano alla seconda regione; altre due tappe, infine, erano luoghi completamente estranei alle due regioni in gara.
I ragazzi avevano una lavagna già divisa in 10 righe su cui segnavano quali tappe erano della propria re- gione, quali di quella avversaria e quali estranee ad entrambe. Vinceva chi dava il maggior numero di risposte.
Il gioco delle domande brucianti: argomenti di cultura regionale, attualità e vari
La gara "prefinale" d'abilità ispirata ad un gioco tipico delle regioni in lizza
La gara a soggetto: ad ogni squadra veniva proposto con un certo anticipo un "canovaccio" tratto da un'opera letteraria celebre della propria regione. La squadra doveva improvvisare una breve drammatizzazione.
Nonostante il programma aveva un "indice di gradimento" dell’84,7%, chiuse improvvisamente i battenti dopo anni di onorata carriera cedendo lo scettro di trasmissione per bambini a "Scacco al re" condotta da Ettore Andenna e sempre ideata da Cino Tortorella.
Di seguito alcuni video della trasmissione ma voglio segnalare che Attualmente qualche spezzone di puntata è presente su Rai Play ma non perdete troppo tempo prima di vederli che alla RAI sono molto volubili ed oggi si sono e domani... chissà, anzi... chissà chi lo sa.
Oramai questo segreto dovrebbe essere il segreto di Pulcinella, ma ancora mi capita spulciando qua e là tra alcuni siti, pagine o post di facebook, di imbattermi in persone che ancora si pongono la fatidica domanda:
Anzi... finche è questa la domanda mi sta pure bene, perchè non sapere le cose è ancora un diritto di tutti. Quelli che invece mi fanno arrabbiare (non vi preoccupate: arrabbiare per finta) sono quelli che scrivono a caratteri cubitali che il 3d nel telefilm non c'era... che era un trucco dei giornali per costringerci a comprare le loro riviste e altri complotti da far rabbrividire Adam Kadmon.
Andiamo con ordine: il 3D non è un invenzione di oggi. Già un tizio nel 1832 si dedicò nell'impresa di rendere le immagini tridimensionali (è scritto su Wikipedia! non ci credete?).
Nel cinema poi, non ne parliamo... anche in quel campo i primi film 3D fecero ingresso quasi subito. Per lo più erano in bianco e nero ma con la tecnica ad anaglifo cioè... sulla pellicola venivano stampate due copie di due riprese da diverse angolazioni della stessa scena e... va bene... sono sicuro che questo lo sapete perfettamente.
Non dimentichiamo che uno dei primi film in anaglifo fu "il mostro della laguna nera"... il cui essere anfibio scappa impaurito tutte le sere a Striscia la Notizia a causa dei "nuovi mostri".
Forse voi avete visto lo "squalo 3" "o "Nightmare 6" con questa tecnica... (diciamola tutta: l'anaglifo pur funzionando... non lo faceva molto bene).
Forse qualcuno di voi ricorderà perfino le "prove tecniche di trasmissioni 3d" che andavano sulla RAI intorno agli anni 80. Io i ricordo uno di questi momenti e c'era un aattinatrice che girava in tondo. Ovviamente, senza occhialini, non si vedeva nessuna differenza.
L'alternativa più moderna all'anaglifo, e anche la migliore, era la tecnica degli occhiali polarizzati (cos'è? credevate che l'aveva inventata James Cameron?).
Io stesso vidi nel '77 al cinema un film giapponese girato in questo modo (Dynasty 3d di cui da poco è uscita la versione restaurata in Blu-ray e, ancora piccolo per capire cosa dovessi aspettarmi, seguii l'intero film sobbalzando continuamente sulla sedia ogni volta che il samurai puntava la spada verso lo schermo. Mi consolava il fatto che non ero il solo.
REMI' fu trasmesso in televisione un anno dopo e, siccome in famiglia compravamo TELESETTE
e non Sorrisi e Canzoni o Radiocorriere TV
persi l'opportunità di acquistare gli occhialini magici e tentai di "arrangiarmi" con gli occhiali del cinema"... quelli polarizzati... quelli con le due lenti entrambi scure.
Purtroppo, con quel sistema, non riuscii a vedere nessun effetto e, per poco, questi occhiali non fecero la fine di altri occhiali che aveva comprato un mio amico, quelli per guardare sotto i vestiti delle ragazze, che volarono giù dalla finestra (un giorno vi racconterò quell'episodio).
guardate la sigla con gli occhiali da sole neri che coprono solo un occhio e lasciando libero l'altro