SKY 1980 il ragazzo dello spazio

Sky





 Si tratta di una serie classica anni '70  in 7 parti di cui  è uscito dal 2009 il DVD, purtroppo e come sempre, non in lingua italiana. 
Misterioso, inquietante e  punto di riferimento per la produzione televisiva fantascientifica per bambini nel 1970 d'oltreoceano ma,  forse,  in pochi qui in Italia lo ricorderanno. In Italia la serie è stata trasmessa una sola volta nel 1980 sulla Rete 1.  






Sky è stato creato da gli sceneggiatori  Bob Baker e Dave Martin che lavorarono anche su Doctor Who. Girato in questi luoghi ricchi di atmosfera come Avebury, Glastonbury Tor e Stonehenge, Sky è una miscela di favola ecologica, di scienza,  fantasia e suspense.
Da notare che gli episodi tre e sette furono danneggiati ed inutilizzabili  e la versione inclusa nel DVD è tratto una vecchia   VHS di qualità più scadente. (stessa sorte che toccò inizialmente all'episodio ULTIMO TRAMONTO di Spazio 1999. 

L'adolescente Arby Vennor scopre l'essere l'alieno Sky che rivela di aver viaggiato da un'altra epoca attraverso il Juganet. Questo è un tipo di dispositivo di trasporto della materia del tempo intergalattico/futuro che può essere descritto solo dalle forze che genera, non dalla forma che assume., ragazzo biondissimo con gli occhi completamente azzurri, si materializza  sulla terra ma per un errore nello spazio tempo non nel "tempo" giusto: la sua reale destinazione sarebbe dovuta essere la terra del futuro e la sua missione doveva essere quella di di guidare gli esseri umani sopravissuti ad una paurosa guerra con le macchine le quali assumono consapevolezza e che avevano l'intento  di distruggere la razza umana. 

Nel corso della storia conosce due ragazzi, un maschio ed una femmina, che lo aiuteranno a salvarsi da un essere (di fattezze umane) creato dalla natura (il Goodchild) per distruggere Sky in quanto non terrestre e quindi estraneo al pianeta terra. 





Dopo una serie di peripezie e di incontri, tra i quali quello di un gruppo di hippy che lo eleggeranno a loro messia, Sky riuscirà a riconoscere il "Juganet" nella Glastonbury Tor, scoprendo con disappunto che l'umanità aveva distrutto le forze presenti nel pianeta. 
Qui lo raggiungerà Goodchild prima di un ultimo duello,  al termine del quale Sky verrà proiettato con uno dei tre adolescenti in un futuro tecnologicamente regredito a seguito di un'immane catastrofe.


Ecco sotto il primo episodio della serie, purtroppo in inglese. Chi non avesse problemi ad ascoltarlo in lingua originale troverà in questa playlist l'intera serie



la trasmissione "Chissà chi lo sa" condotta da Febo Conti

Chissà chi lo sa

Chissà chi lo sa? era un programma di giochi per gli alunni delle scuole medie presentato da Febo Conti, curatori Cino Tortorella, Guido Guarda e Giancarlo Vaenti. La regia era affidata a Maria Maddalena Yon.


Febo Fonti:

Nato il 25 dicembre 1926 a Bresso (Mi), Febo Conti è noto al grande pubblico soprattutto per le sue fortunate trasmissioni televisive per i ragazzi degli anni '60 e '70, prima tra tutte "Chissà chi lo sa?", Occhio allo schermo, il circo in tv ecc ma la sua attività teatrale, radiofonica e televisiva è molto ricca ed abbraccia tutta la storia dello spettacolo dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni. Febo Conti è stato inoltre direttore artistico del noto parco giochi GARDALAND.



Nei primi anni ’70, in pieno boom di Chissà chi lo sa, Conti struttura un’enciclopedia per la scuola dell’obbligo dal titolo L’Enciclopedia di Febo Conti. Tempo di Scuola Nuova. 


Tutti gli scolari d’Italia guardavano Chissà chi lo sa, e un po’ tutti sognavano di andarci e, magari, anche di vincere anche se si vincevano solo quattro libri per la biblioteca della scuola.
La trasmissione prevedeva anche ospiti illustri tra cui Mina, Gianni morandi, ...Orietta Berti, Ugo Tognazzi, Giorgio Strheler, Lucio Battisti, Indro Montanelli, e Salvatore Quasimodo, il poeta premio Nobel e, perfino un giovanissimo Gilbert 'o Sullivan che presentò la bellissima "alone again naturilly".

Il gioco debutta in sordina nell’estate del 1961 e va avanti con buon esito fino alla primavera ’62 (con una coda napoletana presentata da Achille Millo al posto di Conti).
Per qualche anno non se ne parlò più: ai primi del 1966, però, ecco il rilancio, con la complicità (solo per quel periodo) di Marcello Marchesi ospite fisso e la regia di un giovane Beppe Recchia, poi sostituito da Maria Maddalena Yon, Dama, Eugenio Giacobino e dallo stesso Tortorella.

Il successo è enorme, per cui dall’autunno del 1966 e fino al giugno 1972 “Chissà chi lo sa ?” resterà inamovibile per tutti i sabati dell’anno scolastico, diventando quindi una trasmissione davvero mitica.

Una delle"attrazioni" di Chissà chi lo sa (nel 1957)  era l'attore comico, più conosciuto per aver partecipato successivamente al programma "la sberla", Gianni Magni.





La trasmissione

Durante la puntata,  veniva messo alla prova il bagaglio culturale scolastico dei ragazzi partecipanti alla trasmissione.  le domande erano quindi incentrate sulla storia,  geografia, e folklore relativi alle regioni cui appartengono le scuole medie in lizza.
Le squadre venivano sorteggiate in modo da consentire la partecipazione  alla gara di una squadra per ognuna delle regione d'Italia e  sarà proprio la realtà viva delle regioni a offrire lo spunto per le diverse prove degli incontri.




Di ciascuna regione che scendevano in campo venivano considerati gli aspetti geografici, sia in senso strettamente fisico sia in senso turistico-naturalistico, e gli aspetti storico-culturali (dalla storia <uffi- ciale» e nota a quella municipale, amministrativa e legislativa; dalla letteratura colta alle tradizioni, ai dialetti, al folklore; dalla storia dell'arte alle curiosità e « misteri» locali. Anche le parti di spettacolo che si alternavano alle sequenze di gioco facevano riferimento con le regioni:


Ecco alcuni tra i giochi che caratterizzavano le varie puntate.
La pesca del personaggio è una gara individuale. Uno per volta, alternativamente, i ragazzi delle due squadre dovevano scegliere, in un tempo molto breve, tra 24 fotografie disposte alla rinfusa su un car- tellone, quella di un personaggio della propria regione. Chi sbagliava, si autoeliminava. Vinceva la squadra che alla fine aveva raccolto il maggior numero di personaggi. 

L'itinerario turistico, era invece, un gioco d'équipe nel quale veniva presentata, attraverso un montaggio di sequenze filmate, la realtà geografico-artistica delle regioni. Si trattava di un itinerario in 10 tappe di cui 4 erano luoghi o monumenti poco noti, da scoprire, di una delle due regioni in gara; 4   appartenevano alla seconda regione; altre due tappe, infine, erano luoghi completamente estranei alle due regioni in gara.
I ragazzi avevano una lavagna già divisa in 10 righe su cui segnavano quali tappe erano della propria re- gione, quali di quella avversaria e quali estranee ad entrambe. Vinceva chi dava il maggior numero di risposte. 

Il gioco delle domande brucianti: argomenti di cultura regionale, attualità e vari



La gara "prefinale" d'abilità ispirata ad un gioco tipico delle regioni in lizza

La gara a soggetto: ad ogni squadra veniva proposto con un certo anticipo un "canovaccio" tratto da un'opera letteraria celebre della propria regione. La squadra doveva improvvisare una breve drammatizzazione. 



Nonostante il programma aveva un "indice di gradimento" dell’84,7%, chiuse improvvisamente i battenti dopo anni di onorata carriera cedendo lo scettro di trasmissione per bambini a "Scacco al re" condotta da Ettore Andenna e sempre ideata da Cino Tortorella.

Di seguito alcuni video della trasmissione ma voglio segnalare che Attualmente qualche spezzone di puntata è presente su Rai Play ma non perdete troppo tempo prima di vederli che alla RAI sono molto volubili ed oggi si sono e domani... chissà, anzi... chissà chi lo sa.















sigla chiusura 1971




La vita di Leonardo da Vinci (1971 di Renato Castellani)

La vita di Leonardo da Vinci (1971 di Renato Castellani) 



Leonardo è un programma che fa parte della serie “i grandi italiani”. 
La sceneggiatura, che prevede quattro puntate di 1 ora ciascuna, abbraccia la vita di Leonardo dalla nascita alla morte ed è basato sulla biografia di Leonardo di Giorgio Vasari nel suo Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori.

Renato Castellani, il regista, è anche autore insieme a Cesare Brandi del soggetto e della sceneggiatura con l’incredibile “Leonardo” Philippe Leroy, Giampiero Albertini e Giulio Bosetti come narratore. Le riprese di questo che può essere definito un vero e proprio film, iniziarono il 23 marzo a Formello e durarono circa 25 settimane. 

Furono effettuate in varie località d'Italia: Faleria, Ostia Antica, Roma, Città del Castello, Urbino, Gubbio, Treviso, Venezia, Milano, Firenze, Civita Castellana, e in Francia. Fu previsto per questo programma un grosso investimento e furono scritturati oltre cento attori e circa 500 comparse per una coproduzione internazionale: Rai- Ortif- Tve- -Istituto luce. 

Lo sceneggiato è andato in onda in cinque puntate dal 24 ottobre al 21 novembre 1971 sul Programma Nazionale. Fu realizzato a colori, nonostante la Rai all'epoca non avesse ancora adottato tale tecnica. Le trasmissioni a colori in Italia partirono ufficialmente soltanto nel 1977 e per l'occasione lo sceneggiato venne ritrasmesso per permettere al pubblico di vederlo a colori.

Della vita di Leonardo, che è certamente tra le più grandi figure della Civiltà Italiana quella più conosciuta e popolare in tutto il mondo, ci sono pervenute poche e frammentarie notizie. Eppure proprio questa difficoltosa lettura del personaggio è stato lo stimolo a tentare un programma che cercasse di restituirlo anche al vasto pubblico della tv nella più vera dimensione di uomo. 

Ma per Leonardo non sembravano essere validi gli “schermi spettacolari” di “vite sceneggiate” già adoperati con successo in altre biografie televisive da Michelangelo a Cavour, da Caravaggio, Colombo a Dante e a San Francesco: per un personaggio così complesso e sfumato, entrato a forza nella leggenda già pochi anni dopo la sua morte ( il Vasari inventa una morte di Leonardo tra le braccia di re Francesco I che non è mai avvenuta) occorreva una chiave nuova.


Renato Castellani, a cui si era subito pensato quale autore del programma anche in virtù di certe sue doti di accuratezza e di precisione filologica, propose quella di uno spettacolo inchiesta che potesse rispondere alle più inquietanti domande sulla personalità di Leonardo uomo, artista e scienziato. 
"Come in realtà era quest'uomo così socievole in apparenza, ma solo in apparenza- ha scritto Castellani  qual era il suo carattere, come si era formato è come questo carattere ha influito o si riflette nelle sue opere?. È a questo interrogativo che lo spettacolo cerca di rispondere. ed ecco che prese corpo la figura di un conduttore, un uomo dei nostri giorni che potesse commentare, chiarire, discutere, proporre di volta in volta, quando fosse necessario, sui dati certi e su quelle probabili della vita ed tempo di Leonardo, tutti i problemi posti dalla ricostruzione scenica. 

Un conduttore del programma, un po' come il regista della piccola città, che muovendosi, entrando e uscendo dalle scene, lui in abiti moderni tra i personaggi e gli ambienti rinascimentali, approfondisce, proprio nel segno dell'inchiesta, il significato più riposto della personalità dell'artista. 
Tuttavia il programma non si risolve soltanto in una volta di giallo psicologico. Castellani, ricercando pazientemente nelle cronache nei documenti dell'epoca tutti i dati necessari a ricostruire con attendibilità, nella sua esattezza storico sociale, l'ambiente in cui Leonardo aveva agito, ha delineato anche un grande affresco del Rinascimento italiano. 

Così lo spettacolo presenterà un'affollata galleria di uomini illustri, principi o artisti, e avrà per scenario naturale vecchi palazzi, castelli e fortezze, strade piazze rinascimentali. Su queste grandi linee di sviluppo, la scrittura della sceneggiatura, a cui ha dato la sua consulenza il professore Cesare Brandi, ha impegnato il regista per circa due anni. 
(Giovanni Leto)




Leonardo era il figlio illegittimo di un contadino del villaggio di Vinci. 
Fu adottato da un avvocato Piero da Vinci, ma l'infanzia di Leonardo non era felice. La sua carriera artistica iniziò andando  a lavorare come apprendista nella bottega di Verrocchio a Firenze - La Mecca culturale di tutta l'Europa.
Fu qui che si è incontrato con le figure più importanti del periodo, tra cui Ludovico il Moro, Isabella d'Este, Niccolò Machiavelli, Pierre Saderini, Leone X, Raffaello, Perugino, Michelangelo.

Ma, nonostante il riconoscimento diffuso, da Vinci preferì la vita di un eremita. Non esiste nessuna prova della sua amicizia o amore rapporto con qualcun altro. 
Leonardo da Vinci (1452 - 1519), l'incarnazione dell'uomo universale - l'ideale del Rinascimento. Grande artista e scienziato di regalo unico - di essere un pioniere nell'arte e nella scienza. 

La sua "Ultima Cena" e "Mona Lisa" - la perla dell'arte mondiale, che colpisce la loro perfezione, grandezza e la spiritualità. I suoi studi in medicina, matematica, fisica, scienze naturali, ingegneria militare in anticipo sui tempi per diversi secoli. Ha praticamente anticipato la creazione di molte invenzioni tecniche - da sottomarini agli aeroplani. 
E' diventato una leggenda durante la sua vita. Ma l'ammirazione e l'invidia vanno sempre insieme. Leonardo era considerato un genio,  uno stregone, un diavolo, un blasfemo ...


Sui titoli di coda si sente la voce di Ornella Vanoni cantare celebri aforismi di Leonardo, le basi musicali erano state realizzate da Roman Vlad. il pezzo venne registrato con il titolo "la canzone di Leonardo".



Caro dolce REMI': sei o non sei tu in 3D? Basta Complottismo!

 Oramai questo segreto dovrebbe essere il segreto di Pulcinella, ma ancora mi capita spulciando qua e là tra alcuni siti, pagine o post di facebook, di imbattermi in persone che ancora si pongono la fatidica domanda: 

ma REMI' era o non era in 3D? 

Anzi... finche è questa la domanda mi sta pure bene, perchè non sapere le cose è ancora un diritto di tutti. Quelli che invece mi fanno arrabbiare (non vi preoccupate: arrabbiare per finta) sono quelli che scrivono a caratteri cubitali che il 3d nel telefilm non c'era... che era un trucco dei giornali per costringerci a comprare le loro riviste e altri complotti da far rabbrividire Adam Kadmon

Andiamo con ordine: il 3D non è un invenzione di oggi. Già un tizio nel 1832 si dedicò nell'impresa di rendere le immagini tridimensionali (è scritto su Wikipedia! non ci credete?).
Nel cinema poi, non ne parliamo... anche in quel campo i primi film 3D fecero ingresso quasi subito. Per lo più erano in bianco e nero ma con la tecnica ad anaglifo cioè... sulla pellicola venivano stampate due copie di due riprese da diverse angolazioni della stessa scena e... va bene... sono sicuro che questo lo sapete perfettamente. 

Non dimentichiamo che uno dei primi film in anaglifo fu "il mostro della laguna nera"... il cui essere anfibio scappa impaurito tutte le sere a Striscia la Notizia a causa dei "nuovi mostri". 

Forse voi avete visto lo "squalo 3" "o "Nightmare 6" con questa tecnica... (diciamola tutta: l'anaglifo pur funzionando... non lo faceva molto bene). 

Forse qualcuno di voi ricorderà perfino le "prove tecniche di trasmissioni 3d" che andavano sulla RAI intorno agli anni 80. Io i ricordo uno  di questi momenti e c'era un aattinatrice che girava in tondo. Ovviamente, senza occhialini, non si vedeva nessuna differenza.

L'alternativa più moderna all'anaglifo, e anche la migliore, era la tecnica degli occhiali polarizzati (cos'è? credevate che l'aveva inventata James Cameron?).
Io stesso vidi nel '77 al cinema un film giapponese girato in questo modo (Dynasty 3d di cui da poco è uscita la versione restaurata in Blu-ray e, ancora piccolo per capire cosa dovessi aspettarmi, seguii l'intero film sobbalzando continuamente sulla sedia ogni volta che il samurai puntava la spada verso lo schermo. Mi consolava il fatto che non ero il solo.


Allora, come oggi, gli occhiali polarizzati andavano riconsegnati alla maschera all'uscita e, allora come oggi, riuscii ad intascarmene uno (dopotutto lo facevo per amor di scienza e conoscenza). 


REMI' fu trasmesso in televisione un anno dopo  e, siccome in famiglia compravamo TELESETTE 


e non Sorrisi e Canzoni o Radiocorriere TV 


persi l'opportunità di acquistare gli occhialini magici e tentai di "arrangiarmi" con gli occhiali del cinema"... quelli polarizzati... quelli con le due lenti entrambi scure.


Purtroppo, con quel sistema, non riuscii a vedere nessun effetto e,  per poco, questi occhiali non fecero la fine di altri occhiali che aveva comprato un mio amico, quelli per guardare sotto i vestiti delle ragazze, che volarono giù dalla finestra (un giorno vi racconterò quell'episodio).

Sono sicuro di non essere stato l'unico ad aver perso quegli occhialini, altrimenti non si spiegherebbe come mai siano così pochi quelli che ricordano di averli avuti e,  se non avessi visto con i miei occhi quel film polarizzato avrei pensato io stesso che il 3d era, fantozzianamente parlando, una c@g@#@ pazzesca"...  
A peggiorare le cose poi,  durante gli anni '90, arrivarono gli stereogrammi 3d che pure tanto ci hanno fatto dubitare della reale esistenza del mondo tridimensionale! (in realtà funzionano ma si vede solo un effetto di profondità)

 
Il problema è che non si può dipingere la Gioconda usando i pastelli a cera. Se le nostre beneamate riviste settantiane ci proposero QUEL tipo di occhialini non lo fecero, o almeno non solo, per aumentare il numero di copie dei loro giornali (come sostengono quelli che dicono che in REMI' il 3D è stata una bufala, ma esso di basano su principio ottico diverso che è l'effetto Pulfrich
Si tratta di un'illusione ottica che si manifesta solo se l'immagine che raggiunge un occhio è meno luminosa rispetto a quella che raggiunge l'altro, fornendo così una minore stimolazione retinica. Ciò causa una illusione di tridimensionalità al centro dell'immagine rispetto ai suoi lati, ma solamente nel caso di immagini in movimento laterale: non vi è alcun effetto tridimensionale con immagini stazionarie.

L'effetto Pulfrich si ottiene diminuendo leggermente la luce che raggiunge uno degli occhi con appositi occhialini o anche semplicemente anteponendo ad uno dei due occhi la lente polarizzata di un paio di occhiali da sole. 
Ecco quale è stato, dunque, il vero crimine delle due note testate giornalistiche: quello di non avvertirci che sarebbe bastato prendere un vecchio occhiale da sole, togliere una lente (o mettere gli occhiali in verticale in modo da coprire un occhio solo, et voilà avremmo visto finalmente REMI' correre allegramente in 3D
Vi invito a farla subito questa prova, ma con un unica avvertenza... questa tecnica è un effetto ottico basato sul rallentamento della visione di uno dei due occhi (in genere quello più scuro è quello sinistro), il che significa che l'illusione non sarà quella di vedersi arrivare addosso gli oggetti ma vedrete la profondità SOLO in presenza di carrellate e panoramiche: un effettivo effetto di rilievo, come se fossero effettivamente piani separati l'uno dall'altro che scorrono tra di loro. 

guardate la sigla con gli occhiali da sole neri che coprono solo un occhio e lasciando libero l'altro


Adesso vi è chiaro il perchè durante la puntata c'erano tante inquadrature di panorami che scorrevano o tutte quelle stelline o cerchietti che passavano in orizzontale?
 Ah... per vedere l'effetto non è necessario neanche un televisore a colori!!!.  QUESTIONE CHIUSA!!!